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sabato 6 aprile 2013

Una Svolta Epocale: L'Imminente Applicazione dell'Art.37 dello Statuto Siciliano

Notizia dirompente se fosse confermata in ogni suo punto. Qui il Comunicato pubblicato dal Giornale di Sicilia:

«Da oggi le imprese che operano in Sicilia pagheranno le tasse in Sicilia. Uno dei sogni dei padri dello Statuto siciliano e degli autonomisti trova attuazione su proposta della regione siciliana». Lo dicono in una nota il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e l'assessore regionale all' Economia Luca Bianchi, dopo l'accordo col governo nazionale. «Il Governo nazionale - aggiunge Crocetta - ha approvato all'unanimità il provvedimento sulla base delle buone prassi di bilancio che il governo siciliano ha avviato, attraverso le azioni di spending review, i tagli delle province, delle partecipate, la revisione di spesa per gli assessorati, il taglio del salario accessorio, la chiarezza dei conti, quindi, sulla base dell'azione di buon governo che la Sicilia sta portando avanti». «Il governo siciliano e i siciliani tutti, ringraziano il governo nazionale per il riconoscimento di un diritto e - afferma il governatore - utilizzeremo nel miglior modo possibile la fiducia che ci viene data, portando avanti con giustizia le politiche di rigore senza massacro sociale, sostenendo le imprese e i poveri. Da oggi inizia una pagina nuova per la Sicilia, la sfida di cominciare a farcela da soli, con l'orgoglio di essere siciliani, mettendo a posto i conti e sviluppando l'economia». «La Sicilia - continua Crocetta - non vuole vivere di assistenzialismo e parassitismo, vuole vivere con le proprie risorse e questo cambia la prospettiva totale e inverte la tendenza politica di oltre 50 anni. Siamo orgogliosi, felici, insieme a tutti i siciliani, di festeggiare una rivoluzione che continua e che è in corso in Sicilia. Questo è merito di tutti i siciliani. Il modello Sicilia è siciliano, è fatto dai siciliani e ce la faremo a fare divenire la nostra regione, una delle più sviluppate d'Europa, ma anche una regione che diventa un simbolo sul piano dei diritti civili, della lotta alla mafia, della trasparenza, dando impulso a una rivoluzione culturale che mette al centro anche i soggetti deboli».  Crocetta conclude rivolgendo un grazie «al presidente del Consiglio e a tutti i ministri ed in particolare al ministro Grilli ed al dirigente Fabrizia La Pecorella. Grazie al ministro Barca per il decreto sui fondi Fas, approvato nella seduta di Governo di oggi».

Vi rinvio ad un precedente articolo di AmoPalermo in merito alle opportunità derivanti dall'applicazione dell'art. 37: http://www.amopalermo.com/2008/04/il-federalismo-fiscale-in-sicilia.html

martedì 27 settembre 2011

E Questi Sono i Risultati.. Il Rapporto Svimez 2011

..inaccettabili ma ineludibili. La situazione della Sicilia e del Meridione sempre più compromessa e nessuno fa nulla per cambiarla continuando d'altronde a negare l'evidenza. Repubblica sintetizza i dati allarmanti dell'ultimo rapporto Svimez:

Il Mezzogiorno si allontana dall'Italia: riparte l'emigrazione, il tasso di disoccupazione reale è del 25%, meno di un giovane su tre ha un lavoro e tre donne su quattro stanno a casa. E' questo il quadro drammatico che emerge dal rapporto Svimez 2011 sulle regioni del Sud; il ritratto di una fetta d'Italia a rischio "tsunami demografico", come denuncia Svimez (associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno), che nel 2050 vedrà gli over 75 crescere di dieci punti percentuali e i giovani scendere da 7 a meno di 5 milioni e del 25% già entro i prossimi vent'anni.

Qui il resto dell'articolo


Nello stesso Rapporto altri dati in parte sconcertanti e in parte sorprendenti. Comunque sintomatici di una situazione da cambiare e per certi versi insostenibile.

Qui il link alla sintesi del Rapporto Svimez 2011

lunedì 18 luglio 2011

Il 36esimo 'Report Sicilia' del Diste Consulting e della Fondazione Curella

Atteso e puntuale è stato presentato il 36esimo Report Sicilia prodotto dal Diste Consulting e dalla Fondazione Curella. Il Report è uno strumento illuminante dello stato economico e sociale della Sicilia che ritaglia un quadro attento e dettagliato per capire dove siamo ma soprattutto dove stiamo andando..
Di seguito il comunicato pubblicato da La Sicilia e Gds:

'Segna il passo l'economia in Sicilia: anche se nel primo semestre 2011 si intravedono timidi segnali di ripresa, gli indicatori statistici sembrano prefigurare una situazione di sostanziale stagnazione.

Diminuiscono i consumi e aumenta l'indebitamento delle famiglie, calano gli investimenti e la bilancia commerciale porta il segno meno. E' il quadro che emerge dal 36° Report Sicilia, realizzato dal Diste Consulting e della Fondazione Curella, presentato a Villa Malfitano, a Palermo.

Secondo l'indagine, nel 2010 e nel primo trimestre 2011 l'occupazione è diminuita dello 0,9% e il calo degli occupati ha riguardato in particolare il settore delle costruzioni, che ha registrato un crollo del 7,3%, e dell'industria (-4,5%).

Le attività legate al turismo, invece, hanno beneficiato della ripresa del flusso dei vacanzieri, dopo un triennio di flessioni. Nel 2010 le presenze turistiche hanno registrato un discreto recupero, con la crescita dei flussi provenienti dall'estero.

Gode di buona salute anche l'export, che nel primo trimestre dell'anno ha registra una crescita del 27,9 per cento su base tendenziale, a fronte di un aumento del 18,4% su scala nazionale. Secondo l'indagine, infine, il prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi nel 2011 attorno allo 0,8 per cento contro un aumento dell' 1 per cento circa a livello nazionale.

"Dalle analisi contenute in questo rapporto - ha detto Alessandro La Monica, presidente Diste Counsulting - si evincono alcuni segnali positivi, indice questo che la congiuntura migliora. Ma da un punto di vista strutturale le conseguenze della crisi sembrano, per la nostra debole economia, irreparabili".

Per il presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta "bisogna puntare sulle imprese e sulle aziende, fulcro dell'intera economia regionale. L'unica via di uscita è quella delle carte in regola, degli investimenti privati, della deregolamentazione amministrativa e del dimagrimento del pubblico".'

lunedì 11 luglio 2011

L'Evasione Non Cercatela solo al Sud..

Interessante articolo de Il Sole 24 Ore basato su una ricerca Svimez che dimostra come la propensione ad evadere le tasse non sia una prerogativa meridionale, facile luogo comune, ma sia ben distribuita per tutta la penisola..

qui il link all'articolo

domenica 2 gennaio 2011

Ed Ecco il Federalismo... Tutti Pronti per Vedere lo Strangolamento di Palermo

Ora arriva il momento di fare i conti. Il famigerato federalismo fiscale è pronto a bussare alle porte dei singoli comuni e a Palermo si sta avvicinando con tanto di ariete. Infatti secondo una recente proiezione le entrate della nostra città verranno ridotte del 55% l'anno prossimo. Le conseguenze più immediate sembrano evidenti. A mio parere, il Comune rischia di diventare solo un ammortizzatore sociale; mi sembra difficile il mantenimento di alcuni dei servizi più essenziali e non so come faranno -comunque- a mantenere il posto a tanti precari...
Per non parlare dell'ulteriore lancinante divario Nord-Sud.. Strano che non se ne parli quasi per niente.

Qui di seguito uno stralcio dell'articolo di Repubblica del 26 Dicembre che riporta i calcoli della proiezione:

'La proiezione è fatta utilizzando dati della Copaff, la commissione paritetica sul federalismo fiscale che lavora al ministero del Tesoro.

Il dato emerge mettendo a confronto i trasferimenti relativi al 2010 e il totale del gettito dalle imposte devolute in base al decreto attuativo sul fisco comunale (tassa di registro e tasse ipotecarie, l'Irpef sul reddito da fabbricati e il presunto introito che dovrebbe venire dalla cedolare secca sugli affitti). Cifre che dimostrano come L'Aquila, ma anche Napoli e diversi altri comuni del sud perderebbero consistenti fette di entrate (fino a oltre il 60%) con il nuovo fisco. Va meglio, invece ai municipi del nord o a quelli come Olbia con un alto tasso di seconde case avvantaggiati dalla base immobiliare delle nuove imposte.

Nel dettaglio la ricerca evidenzia come il bilancio della nuova fiscalità sarebbe positivo per 52 comuni capoluogo di provincia su 92, ma il salasso, per quelli che ci perdono è fino al 60%. Tra i capoluoghi di regione, confrontando le entrate con la futura imposta municipale unica prevista dal federalismo fiscale con i trasferimenti del 2010, la differenza in milioni di euro in percentuale sarebbe ad esempio di un -10% per Roma, di un -9% per Torino, di un -12% per Bari. Ma, come detto, andrebbe ancora peggio a L'Aquila (-66%), Napoli (-61%), Potenza (-56%), Palermo (-55%), Catanzaro (-46%) e Genova (-22%). Nella lista di chi ci guadagna ci sono invece Bologna (+40%), Milano (+34%), Firenze (+33%) e Venezia (+26%). '

martedì 14 dicembre 2010

Il Sud è il Cliente più Redditizio del Nord

Interessanti constatazioni da un report economico che ben si sposa, per ulteriori considerazioni, proprio con il post precedente:

(ANSA) NAPOLI, 13 DIC - Il Sud parassita che vive sulle spalle del Nord? Macche', se il Nord e' ricco lo deve anche alla sua capacita' di esportare verso le regioni meridionali del Paese, tra i clienti piu' redditizi. Lo studio che sfata uno dei piu' consumati luoghi comuni e' stato messo a punto per Unicredit da un team di economisti, Paolo Savona, Zeno Rotondi e Riccardo De Bonis e presentato oggi a Napoli. ''Se molte regioni del Nord - ha spiegato oggi alla stazione Marittima il responsabile territoriale di Unicredit Felice Delle Femine - hanno un saldo positivo in fatto di export lo devono al Mezzogiorno dove esportano moltissimo. Dall'analisi presentata oggi, Campania, Puglia, Calabria e Basilicata, risultano infatti caratterizzate da una forte propensione all'importazione di beni da altre aree del Paese e da un interscambio regionale prevalentemente orientato all'interno''. Dall'analisi emerge anche che il sistema bancario impegna nel Sud attraverso credito alle imprese piu' risorse di quante ne raccolga e che le quattro regioni meridionali prese in esame sono tutt'altro che povere ma, anzi, hanno potenzialita' enormi che potrebbero sfruttare per fare dei propri territori, anche attraverso un uso accorto dei fondi strutturali, una leva per lo sviluppo tramite il potenziamento del settore turistico

lunedì 13 dicembre 2010

A Scapito di Qualche Luogo Comune: non è al Sud la Centrale dell'Evasione..

Ricordo che la diffusa evasione è stato uno dei cavalli di battaglia per accelerare i processi relativi al perfezionamento del federalismo fiscale. E ne abbiamo sentite di tutti i colori contro un Sud ritratto come un far west dove nessuno aveva nè voglia nè dovere morale di pagare le tasse. E il 'Nord era stanco di pagare per il Sud'..

Adesso questo report, passato un po' inosservato, confuta del tutto quanto è stato detto e ridetto negli ultimi anni:

Da Repubblica.it:

ROMA - Con un'evasione fiscale in crescita del 10,1%, nei primi 11 mesi del 2010, l'Italia si conferma al primo posto in Europa, con il 54,5% del reddito imponibile evaso. Le imposte sottratte all'erario sono nell'ordine dei 159 miliardi di euro l'anno. E' quanto emerge da una nuova indagine effettuata da Krls Network of Business Ethics per conto di 'Contribuenti.it', il magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani. L'indagine è stata condotta attraverso l'elaborazione di una serie di dati ministeriali, delle banche centrali, degli istituti di statistica e delle Polizie tributarie dei singoli Stati europei.

L'analisi che considerato cinque aree di evasione fiscale: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali, l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. I principali evasori non si trovano nell'economia criminale, ma in quella legale, secondo i risultati dell'indagine: al primo posto ci sono gli industriali (32,8%) seguiti da bancari e assicurativi (28,3%), commercianti (11,7%), artigiani (10,9%), professionisti (8,9%) e lavoratori dipendenti (7,4%).

A livello territoriale, l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (29,4% del totale nazionale), seguito dal Sud (24,5%), dal Centro (23,2%) e dal Nord Est (22,9%).

lunedì 18 ottobre 2010

'30 Ottobre - La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto'

Se ne è parlato da più parti. Ritengo pertanto che l'affluenza possa essere consistente.

Le motivazioni sono di altissimo livello.

Ricevo e pubblico:


IN MARCIA PER LO STATUTO

Con la preghiera di darne la massima diffusione. Grazie.
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• Al Ministro-Presidente della Regione siciliana
• Al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana
• Ai Sig. Assessori regionali
• Agli On. Deputati regionali siciliani
• Ai Ch.mi Senatori eletti in Sicilia
• Agli On. Deputati eletti nelle circoscrizioni della Sicilia
• Ai Sig. Eurodeputati eletti nella circoscrizione Sicilia-Sardegna

APPELLO PER L’ATTUAZIONE DELLO STATUTO SPECIALE DELLA REGIONE SICILIANA

Sabato 30 ottobre 2010 alle ore 15:30 a Palermo, in piazza Ruggiero Settimo, si raduneranno i partecipanti alla manifestazione “30 ottobre – La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto“; il corteo dei manifestanti raggiungerà, transitando per via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, il Palazzo Reale, sede del Parlamento Siciliano.

L’obiettivo è richiedere l‘applicazione dello Statuto Siciliano.

Con la presente i cittadini siciliani chiedono alla loro legittima rappresentanza istituzionale democraticamente eletta di porre termine alla situazione di illegalità costituzionale in cui la Nostra Regione versa da più di sessant’anni dall’ottenimento di quello Statuto autonomistico, di natura pattizia, che le avrebbe consentito un’ampia forma di autogoverno.

Nonostante talvolta i media dicano diversamente, infatti, lo Statuto Siciliano è operante soltanto in minima parte, talvolta distorta, e neanche nei suoi punti più qualificanti, grazie anche ad un sistema di giurisprudenza costituzionale che non è conforme agli accordi che con lo Statuto si erano stabiliti tra lo Stato Italiano ed il Popolo Siciliano.

Come è noto, inoltre, questa Carta non è un “incidente” della storia, ma una precisa riparazione contro le tante violazioni costituzionali che avevano contrassegnato in precedenza la confluenza dello Stato di Sicilia nelle formazioni politiche dapprima duosiciliane e poi italiane, e quindi un ordinamento che dettava le linee guida per il futuro, in uno spirito di cooperazione tra concittadini della Sicilia e del resto del Paese, in modo da evitare che si ripetessero i saccheggi, li sfruttamenti indiscriminati, le forme di vero colonialismo interno, che avevano
caratterizzato la storia precedente.

Questa promessa, vero patto tra Sicilia e Italia, è stata unilateralmente tradita o stravolta dallo Stato italiano, dai suoi poteri forti in molti modi e, purtroppo, anche da larghi strati della sua classe politica e dirigente.

• Dov’è la nostra Alta Corte?
• Dove sono le norme attuative dello Statuto?
• Dov’è l’ordinamento tributario separato che ci era consentito?
• Dov’è l’applicazione generalizzata del principio di territorialità nell’attribuzione del gettito tributario?
• Dov’è la devoluzione del demanio e del patrimonio dello Stato alla Regione ed ai suoi enti locali?
• Dov’è la determinazione certa del Fondo di Solidarietà Nazionale per la
programmazione di piani di investimento infrastrutturale?
• Dov’è la compartecipazione della Sicilia alla gestione della politica
valutaria e, implicitamente, monetaria (oggi in parità con gli altri membri del SEBC)?
• Dov’è la devoluzione di tutte le funzioni amministrative ed esecutive
dallo Stato alla Regione ed agli enti locali?
• Dov’è la soppressione delle province e delle prefetture?
• Dov’è la partecipazione strutturale del Presidente della Regione al Consiglio dei Ministri per rappresentare l’amministrazione statale in Sicilia?
• Dov’è l’esenzione daziaria sull’importazione dei beni per il capitale
agricolo e agro-industriale?
• Dov’è la gestione autonoma dei prestiti interni con la possibilità di
ricorso diretto al risparmio pubblico?
• Dov’è la sezione siciliana della Corte di Cassazione?
• Dov’è la gestione autonoma dei vitali settori del credito, delle assicurazioni e della finanza?
• Dov’è la Polizia regionalizzata?
• Dov’è la scuola autonoma, con la scuola primaria in competenza esclusiva, dove poter insegnare lo Statuto, la storia, l’arte, la musica e la lingua e letteratura siciliana?
• Dov’è la nostra compartecipazione alla formazione degli atti comunitari
europei su materie di nostra competenza e la nostra autonoma attuazione degli stessi?

E si potrebbe continuare.

I cittadini siciliani che consegnano questo appello considerano la propria “deputazione”, lato sensu intesa, l’unica che legittimamente possa chiedere a gran voce nelle sedi istituzionali competenti il mantenimento dei diritti costituzionali del Popolo Siciliano.

Senza il rispetto dei diritti costituzionali della Sicilia non ci sarà uscita dal sottosviluppo, non ci sarà liberazione possibile dalla mafia e da ogni altra illegalità, non ci sarà una propulsione autonoma che possa condurre a vere condizioni di cittadinanza, ma solo assistenzialismo e subalternità. Senza l’applicazione dello Statuto saremo sempre sudditi, piegati alla richiesta del “favore” al posto di ciò che è invece un “diritto”.

Siamo coscienti che le emergenze oggi appaiono altre: una disoccupazione ormai abnorme, i nostri produttori strangolati dal “racket” dei compratori nazionali, i nostri redditi erosi da una continua e strisciante inflazione e da politiche centrali dissennate, gli enti locali sovraffollati e in dissesto, servizi pubblici e infrastrutture indegne di un paese civile, chiusure continue di ogni struttura, impresa, centro decisionale, nonché emergenze sociali ed ambientali da tutte le parti. Ma siamo anche coscienti che se continueremo a delegare ad altri le decisioni cruciali per la nostra Terra, le cose non potranno che andare a peggiorare. Solo noi siciliani possiamo farci carico dei nostri problemi e tornare a
camminare sulle nostre gambe finalmente come un paese normale. È da circa sei secoli che lottiamo per l’autogoverno e finora l’avere affidato ad altri il nostro destino ha prodotto soltanto un lento e inesorabile declino.

Su questo chiediamo chiarezza e coraggio da parte di tutti.
Noi non ci fermeremo.
W la Sicilia!

Santo Trovato (Catania), Rosa Beatrice Cassata (Messina), Gianluca Castriciano (Messina),Domenico Corrao (Palermo), Carmelo Cuschera (Favara - AG), Mimmo Dagna (Palermo), Beppe De Santis (Palermo), Mario Di Mauro (Catania), Antonio Fricano (Palermo), Fonso Genchi (Palermo), Giuseppina Marrone (Siracusa), Gaetano Simile MacColl (Palermo)

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo

www.laltrasicilia.org

lunedì 11 ottobre 2010

Perchè non Pensare al Federalismo Energetico?

Una proposta in un periodo di federalismi. Visto l'uso e l'abuso che è stato fatto dei pali eolici con una aggressione continua (e perenne purtroppo, quesi pali resteranno lì per tanto tempo..) del territorio perchè non pensare, dopo il federalismo fiscale (che così ovviamente favorisce il nord produttivo) anche ad un Federalismo Energetico? L'energia rimane nel territorio in cui viene prodotta.. La Sicilia con il surplus derivante dalla produzione di prodotti petroliferi, dall'eolico e adesso anche dal fotovoltaico potrebbe essere uno dei rivenditori di energia con maggiore profitto.

Qui una proposta di politica energetica avanzato da Lombardo in merito, condivisibilissimo.

e qui uno di Castelli, Lega Nord, che dimostra la fattibilità del progetto e la malafede (altrimenti perchè non farlo da subito?) di chi al Nord aspetta di avere le centrali nucleari per proporre il federalismo energetico

Uno dei presupposti potrebbe essere facilmente rappresentato dai dati proposti da questo articolo de Il Corriere.it

ROMA - Sono 294 gli impianti eolici in Italia a fine 2009 per una potenza complessiva di 4.898 megawatt (Mw) e un totale di 4.250 torri sparse sul territorio nazionale. È la mappa dell'eolico in Italia secondo i dati dell'ultimo rapporto del Gse (Gestore servizi energetici). Il 98% della potenza totale è coperta dal sud, dove c'è anche il 90% degli impianti.

SVILUPPO - Dalla fine del 2006, quando gli impianti erano 169 con una potenza pari a 1.908 Mw, l'incremento è stato superiore al 74% per il numero di installazioni e del 157% per quanto riguada la ponteza. Nel 2009 la produzione di energia elettrica da fonte eolica è risultata pari a 6.543 Gwh (Gigawattora), del 35% più elevata rispetto all'anno precedente.

MAPPA - La mappa degli impianti eolici evidenzia la concentrazione soprattutto nelle regioni del meridione: quella con la maggiore potenza installata è la Puglia dove nel 2009 sono stati installati ulteriori 14 impianti per un totale di 290 Mw. La Sicilia, invece, è la regione che ha mostrato la maggiore crescita in termini assoluti: 353 Mw in dieci impianti, tanto da aver praticamente raggiunto la potenza complessiva installata in Puglia. La Calabria ha più che raddoppiato la sua potenza con 252 Mw in sei nuovi impianti. Le regioni del nord e del centro hanno in generale una dimensione di impianto ridotta, in media pari a 4,3 Mw, a partire dal Veneto con 0,4 Mw, passando per i 9 Mw della Toscana e fino ai 12,5 Mw dell'unico impianto presente in Piemonte. Quanto alla distribuzione provinciale, a Foggia si concentra la più alta presenza di impianti pari 20,4% del totale. Nel resto del territorio i valori più elevati sono quelli delle province di Avellino (7,5%), Benevento (7,1%), Palermo (6,1%), Sassari (4,4%) e Chieti (4,1%). Al nord i valori più significativi sono dati dalle province di Savona e Belluno. In base alla distribuzione regionale dei watt per valore pro-capite, il Molise vince con 739 watt per abitante, seguono Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata. (fonte: Ansa)

giovedì 16 settembre 2010

Qualche Verità su Questo Federalismo Fiscale..

Bell'articolo -chiaro- di Giorgio Santilli sul Sole24Ore per qualche ulteriore riflessione su come sta prendendo forma il progetto di federalismo fiscale:

'Quale Italia verrà fuori dalla riforma federalista? «Se il federalismo fiscale è rigoroso, deve produrre più infrastrutture al Nord e taglio di posti di lavoro nella sanità assistita del sud». Il direttore del Censis, Giuseppe Roma, sintetizza così la scena dell'Italia federale perché se una riforma è vera «deve produrre lacrime e sangue, cioè reale riduzione della spesa pubblica». Subito aggiunge un avvertimento, però. «Se non accade questo, se non viene esaltata la funzione razionalizzatrice del sistema federalista, allora il cambiamento si tradurrà solo in uno spostamento di quote di potere e di spesa pubblica dal centro alla periferia. In questo caso, sarà alto il rischio che i governatori, in sede locale, usino leve come l'addizionale Irpef per aumentare e non diminuire la pressione fiscale».

Questa «ambiguità» della riforma federalista, sospesa fra «svolta rigorista» e «continuismo clientelare», non è risolta neanche dagli ultimi testi elaborati dal governo su fisco regionale e costi standard: lo sottolineano tutti quelli che accettano di sottoporsi all'esercizio di immaginare l'Italia di domani, politologi, economisti, urbanisti, sociologi. La possibilità di aumentare le addizionali Irpef, l'Irap nelle mani dei governatori e i costi standard in versione soft non sono garanzie che il risultato finale del federalismo fiscale sia davvero quello del rigore. (...)'

qui l'articolo per intero.

lunedì 29 marzo 2010

Le Motivazioni delle Sentenze 115 e 116 del 2010 della Corte Costituzionale

Una doppietta nei confronti dell'autonomia Siciliana.. Le recenti sentenze 115 e 116 della Corte Costituzionale mi sembrano un magistrale esempio di manipolazione del dato letterale posto dallo Statuto Siciliano. Non nascondo che il ridurre le disposizioni statutarie a norme di carattere 'organizzativo' invece di dare il giusto rilievo alla palese spinta verso l'autonomia finanziaria (a cui le norme in questione erano evidentemente dirette) mi suonano come una mortificante presa in giro..
Per ora si parla spesso di una galoppante tensione sociale e disgregazione dell'unità nazionale che potrebbero portare ad un collasso del ordinamento.. Queste sentenze appaiono come una implosione del sistema giuridico per il quale ormai vengono a mancare anche i più solidi riferimenti...
Quali le conclusioni? Intanto non vengono riconosciuti miliardi di euro alle casse regionali ma, per dare una risposta completa -correttamente-, bisogna sempre leggere le motivazioni delle sentenze. Ecco, giusto per avere un quadro completo riporto uno stralcio delle motivazioni della pronunce 115/2010 e 116/2010 della Corte Costituzionale (scusate il post gigantesco):

Sentenza 115/2010
(...) 3.2. – La ricorrente assume che le accise in questione, in quanto si applicano al momento della fornitura del prodotto energetico al consumatore finale (artt. 21 e 26 del citato d.lgs. n. 504 del 1995), vanno qualificate come «imposte sul consumo», che − non costituendo «imposte di produzione», ai sensi della sopra ricordata normativa statutaria − spettano alla Regione Siciliana, con riferimento alle forniture effettuate nel territorio regionale. E ciò ancorché dette accise non siano comprese nell’elenco delle imposte nominativamente attribuite dallo statuto (e dalle correlative norme di attuazione) alla Regione Siciliana.

Tale assunto non è fondato.

3.2.1. − Nello statuto della Regione Siciliana e nella relativa normativa di attuazione non viene utilizzato il termine «accisa», ma sono impiegati esclusivamente i termini, da un lato, «imposta di produzione», nel cui àmbito sono espressamente ricondotte alcune specifiche «imposte di fabbricazione», e, dall’altro, «imposta sul consumo».

In particolare, come si è già accennato, l’art. 36, secondo comma, dello statuto attribuisce allo Stato il gettito delle «imposte di produzione» ed il secondo comma dell’art. 2 delle correlative norme di attuazione ribadisce che «competono allo Stato» le entrate derivanti da tali imposte. L’elenco di dette entrate contenuto nella tabella A) annessa alle medesime norme di attuazione individua nominativamente, tra le «imposte di produzione», varie «imposte di fabbricazione» ed alcuni «proventi derivanti dalla vendita» di determinati beni. Lo statuto non fa mai riferimento alle «imposte sul consumo» e, pertanto, non fissa alcun principio generale di riserva alla Regione di dette imposte. Solo nelle tabelle B) e D) annesse alle norme di attuazione – riguardanti, rispettivamente, i proventi del monopolio tabacchi spettanti allo Stato e varie «Entrate tributarie ed extratributarie doganali il cui gettito è di spettanza regionale» – vengono menzionati alcuni tributi denominati «imposte sul consumo».

Da tale ricognizione normativa si desume che tutte le «imposte di produzione» spettano, come stabilito in via di principio dallo statuto, allo Stato e che, perciò, l’elenco di dette imposte contenuto nella suddetta tabella A) ha carattere meramente esemplificativo. Ne consegue, altresí, che l’espressione «imposte di produzione» è suscettibile di includere altri tributi aventi le medesime caratteristiche delle imposte elencate nella menzionata tabella A). La mancanza invece, in tale sistema di norme, di un corrispondente principio generale di riserva alla Regione delle «imposte sul consumo» comporta che ad essa spettino esclusivamente quelle rientranti nella elencazione tassativa della tabella D) annessa alle norme di attuazione, secondo gli ordinari criteri di riparto del gettito. Anche per le imposte non rientranti né nella nozione di «imposte di produzione» né nell’elenco contenuto nella tabella D) si applicano i diversi criteri di riparto del gettito tra Stato e Regione stabiliti dalle altre norme statutarie e di attuazione statutaria. (...)

Sentenza 116/2010

(...) l’art. 2 delle norme di attuazione statutaria stabilisce il principio generale secondo cui, salvo specifiche eccezioni, spettano alla Regione «tutte le entrate tributarie erariali riscosse nell’ambito del suo territorio, dirette o indirette, comunque denominate». La generalità di tale principio, basato sul luogo in cui si “maturano” le fattispecie di riscossione dei tributi, comporta che, ai fini del riparto del gettito dei tributi erariali tra Stato e Regione Siciliana, l’evocato art. 4 delle medesime norme di attuazione deve essere interpretato in coerenza sistematica con lo stesso art. 2. Ne deriva che l’espressione «fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale», contenuta nel citato art. 4, in quanto si riferisce espressamente ad entrate che «affluiscono […] ad uffici finanziari», va intesa nel senso di fattispecie in cui si matura, nell’àmbito territoriale regionale, l’obbligo di pagare il debito tributario, e cioè nel senso di fattispecie di riscossione del tributo dalle quali sorge, appunto, tale obbligo di pagamento e che si collegano alla realizzazione del presupposto d’imposta (in tempi diversi, anticipati, coincidenti o successivi, a seconda della disciplina dei singoli tributi). Si tratta, perciò, in armonia con il disposto del sopra citato art. 2, di fattispecie tributarie che attengono al procedimento di riscossione e che, ai fini del suddetto riparto, rilevano con riferimento solo ai tributi riscossi nel territorio siciliano e non a quelli il cui presupposto si sia realizzato nel territorio stesso.

Da quanto sopra risulta che la ratio dell’art. 4 non è quella di fissare un criterio di riparto dei tributi tra Stato e Regione basato sul luogo di realizzazione del presupposto di imposta, prevalente ed alternativo rispetto al criterio basato sul luogo di riscossione previsto dall’art. 2 delle norme di attuazione statutaria. è solo quella di tenere ferma la spettanza alla Regione di tributi “affluiti” ad uffici finanziari situati fuori dalla Sicilia, in quelle specifiche ipotesi in cui tale afflusso sia stato dirottato da uffici finanziari situati nella Regione ad uffici situati all’esterno di essa; e ciò non per il mutamento della disciplina delle modalità di pagamento del singolo tributo, bensí solo per contingenti esigenze «amministrative» (contabili o di organizzazione interna) degli uffici finanziari.

Questa interpretazione è confermata dalla considerazione che, all’epoca, l’intento del legislatore delle norme di attuazione statutaria era quello, eminentemente pratico, di fondare il riparto del gettito tributario tra Stato e Regione su un criterio generale sicuro ed efficiente, agevolmente ricavabile dalla legge – quale quello del luogo di riscossione del tributo, data la tipicità delle forme di riscossione – e non invece su un criterio imperniato sul luogo di realizzazione del presupposto d’imposta; criterio che, indubbiamente, implicava piú complesse ed incerte indagini, anche dogmatiche, circa l’individuazione in concreto di detto presupposto.

2.2.2. – Tali conclusioni sono ulteriormente avvalorate dalla considerazione che il legislatore delle norme statutarie e di attuazione dello statuto, quando ha voluto fare applicazione del criterio di riparto basato sul luogo di realizzazione del presupposto d’imposta, lo ha espressamente stabilito.
Infatti, con gli artt. 37 dello statuto e 7 delle corrispondenti norme di attuazione, esso ha utilizzato questo criterio per la specifica ipotesi in cui imprese industriali e commerciali, private e pubbliche, aventi la sede centrale fuori del territorio della Regione, possiedano in tale territorio stabilimenti ed impianti. In tal caso, le suddette disposizioni stabiliscono che è eccezionalmente riservata alla Regione la quota di imposta relativa al reddito di impresa e di lavoro dipendente riferibile a detti stabilimenti ed impianti. La specificità di tale previsione – limitata, dal punto di vista soggettivo, alle imprese industriali e commerciali ed ai dipendenti di queste e, dal punto di vista oggettivo, alle imposte sui redditi – rende evidente che il criterio del luogo di realizzazione del presupposto costituisce, appunto, solo una tassativa e circoscritta eccezione al criterio generale del luogo di riscossione delle imposte e, pertanto, in quanto di stretta interpretazione, è applicabile ai soli casi previsti dallo statuto e dalle norme di attuazione statutaria, senza possibilità di estensione analogica a casi diversi.

Da tutto ciò consegue l’erroneità della tesi della ricorrente, che, nell’affermare la generalità di tale criterio di riparto, trasforma una limitata e specifica eccezione in una regola generale, con l’effetto, da un lato, di applicarlo indebitamente a casi non contemplati dalle disposizioni che lo prevedono e, dall’altro, di rendere ingiustificatamente inoperante il diverso criterio di riparto basato sul luogo della riscossione, che, come si è visto, è invece l’unico criterio generale previsto dall’art. 2 delle norme di attuazione.
(...)

sabato 27 febbraio 2010

Antudo!



Antudo fu un famoso simbolo della sollevazione del Vespro, ed inizialmente usata come parola d’ordine dagli organizzatori della rivolta. Il termine Antudo, di dubbia origine, è stato spiegato dal famoso storico Santi Correnti nel XX secolo come incitamento : «ANimus TUus DOminus» e cioè il coraggio è il tuo signore (non i Francesi)!.
Il 3 aprile 1282 veniva adottata la bandiera giallo-rossa, con al centro la Trinacria e che diverrà il vessillo di Sicilia. La bandiera venne formata dal rosso di Palermo e dal giallo di Corleone a seguito di un atto di confederazione stipulato da 29 rappresentanti delle due città. Antudo fu scritto anche nel vessillo. (da Wikipedia).



Sarebbe davvero il caso di ricordare (e riproporre) più frequentemente momenti di storia patria per una maggiore consapevolezza del privilegio di essere siciliani.

venerdì 31 luglio 2009

Sbloccati i 4 Miliardi dei Fondi FAS per la Sicilia

Il CIPE li ha appena sbloccati. Quando alzare la voce conviene...

(ASCA) - Roma, 31 lug - Il Par (Piano d'azione regionale) della Sicilia, che e' stato sbloccato dal Cipe, vale esattamente 4,313 miliardi di euro e prevede il trasferimento delle risorse sulla base dell'avanzamento dei lavori.Le risorse potranno essere utilizzate anche per meccanismi di copertura per una eventuale ''fiscalita' di vantaggio'' che dovesse essere adottata.

mercoledì 29 luglio 2009

Il Governo a Carte Scoperte Indica come Capitale del Forum Mediterraneo Milano. Alla Fine la Spunta Palermo..

Che ci fosse il sospetto di qualche pregiudizio da parte di Roma nei confronti del Mezzogiorno era orma chiaro ma così era fin troppo sporca.. Il Governo aveva indicato Milano quale capitale del Forum Permanente per lo Sviluppo del Mediterraneo. Milano! Alla fine alla cnta dei voti in Parlamento ha prevalso Palermo.. Eppure questo è più che un indizio della spregiudicata ambizione nordcentrica di un governo che (adesso ammetto... 'per fortuna') inizia a perdere consensi. Spero solo che al di la di previsioni autonomistiche si fondi un movimento di consapevolezza meridionale e che alle prossime elezioni lo schieramento al Governo nazionale perda voti al Sud.. solo così i fatti potrano superare le parole.

Per approfondire sul Forum per lo Sviluppo del Mediterraneo a Palermo:

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martedì 28 luglio 2009

La Secessione è Già Arrivata. La Presentazione del Report Sicilia.

Da Live Sicilia:
Mentre la politica dibatte dell’affascinante quesito se occorra un partito del Sud, più Sud nei partiti, un Pdl Sicilia o una Sicilia con più Pdl e via discorrendo, mentre tutto l’appassionante confronto va avanti dentro il Palazzo, insomma, la Sicilia e il mezzogiorno “vanno alla deriva” e “la secessione è già arrivata”. Parole di Pietro Busetta, presidente della fondazione Curella, che stamattina a Palazzo dei Normanni ha presentato il report Sicilia realizzato dal Diste in collaborazione con la Fondazione e con Università di Palermo, Sviluppo Italia Sicilia e Cirmet. Un rapporto con previsioni tutt’altro che consolanti, che parlano di 40 mila posti di lavori destinati ad andare in fumo, un Pil che dovrebbe crollare di più di cinque punti e un export che è già precipitato, nei primi mesi dell’anno del 50 per cento.
In tempi di crisi internazionale non si poteva sperare in molto di meglio. Ma Busetta, al riguardo, ci tiene a precisare: “Il problema piu’ che congiunturale e’ strutturale, nel senso che non ha origine dalla situazione di crisi che attraversa l’economia mondiale ma piuttosto da una politica in Sicilia e nel Mezzogiorno disattenta ai problemi reali. Il rischio e’ che si arrivi a un disamore per l’unita’ del Paese”. Secondo Busetta, “c’e’ un problema di rozzezza politica. Si stanno abbandonando alla deriva 21 milioni di abitanti. E solo adesso, finalmente, i quotidiani nazionali, si interessano del Sud, che la politica non riesce a capire”. Insomma, bacchettate al governo che si è dimenticato del Mezzogiorno. E poche speranze per una ripresa, che, comunque, non si dovrebbe presentare prima della tarda primavera del 2010. Intanto il divario tra Sud e Nord si rafforza e la “secessione” si va facendo sempre più un tragico dato di fatto. Con buona pace dei meridionalisti dell’ultim’ora, sembrerebbe leggersi tra le righe del report. (...)


Qui l'articolo per intero

giovedì 16 luglio 2009

L'Emigrazione dal Meridione Continua ad Aumentare

E si configura sempre più come il vero fenomeno da contrastare. Perdere i cervelli per rimpiazzarli con i pensionati non può che portare al deserto culturale ma anche imprenditoriale. Ed è così che il sud diventa sempre più terra di consumatori a scapito dell'iniziativa privata. Per non parlare poi della presenza del pubblico... Forse anche per questo una 'consapevolezza meridionalista' è oggi più che mai necessaria..

I dati li riporta lo Svimez e li riassume il Sole24Ore in questo articolo di seguito.

'Un'Italia spaccata in due, con un Centro-Nord che attira i flussi migratori e li smista al suo interno e un Sud che espelle giovani e manodopera per rimpiazzarli con pensionati, e stranieri. È l'immagine che emerge dal Rapporto Svimez 2009, l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno. Un dato spicca su tutti: tra il 1997 e il 2008 circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. E, lo scorso anno, le regioni meridionali hanno perso oltre 122mila residenti a favore di quelle del Centro-Nord, a fronte di un rientro di circa 60mila persone. E, oltre l'87% delle partenze, ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia. L'emorragia più forte è in Campania (-25mila), seguita dalla Puglia (-12,2mila) e dalla Sicilia (-11,6 mila). In particolare, cresce fortemente il numero dei laureati "eccellenti" che decide di lasciare il Sud: nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%. Per i giovani in possesso di laurea il Centro-Nord rapprensenta un'opportunità per guadagnare di più, anche se i contratti sono meno stabili rispetto a quelli che riesce a ottenere chi rimane.(...)'

Qui l'articolo per intero

lunedì 25 maggio 2009

Raffaele Lombardo Cancella la Giunta di Governo. Un Manifesto della Sicilianità

Improvviso e forse, in parte, anche tempestivo. Raffaele Lombardo azzera la giunta ed è pronto a ripartire.. in attesa delle europee. Una scelta da leggere in chiave politica, quindi che resta in parte misteriosa. Però sembrava effettivamente inevitabile.

Qui di seguito l'intervista a Lombardo subito dopo la conferenza stampa. Le sue parole, se fossero messe in pratica e condivise dai più delineerebbero un manifesto della sicilianità che potrebbe forse ridare speranze concrete al futuro dell'isola.

Qui il video

lunedì 4 maggio 2009

Oggi il Convegno 'Sud 2007 - 2013. L'Ultima Occasione'

Pubblico questa notizia ASCA curioso sul cosa ne verrà fuori (spero qualche notizia positiva..).

Il Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri (CIPE) ha organizzato il convegno dal titolo ''Sud 2007-2013. L'ultima occasione'', che si terra' lunedi' 4 maggio, alle ore 17, presso il Teatro Massimo di Palermo. Interverranno il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega al CIPE Gianfranco Micciche', il Ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola, il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, l'Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, il Presidente di Impregilo Massimo Ponzellini, l'Amministratore Delegato di Enel Fulvio Conti, il Presidente di Banca Monte Paschi di Siena Giuseppe Mussari. I lavori saranno aperti da un saluto del sindaco di Palermo Diego Cammarata. Il convegno sara' coordinato dal giornalista del TG1 Attilio Romita.''Un fondamentale momento di incontro tra istituzioni e mondo produttivo - sottolineano gli organizzatori - nel quale verranno discusse e lanciate proposte concrete per sfruttare al meglio i fondi comunitari 2007-2013, la vera ultima occasione - continuano - che l'Europa offre al Mezzogiorno per intraprendere la via virtuosa dello sviluppo e della crescita socio-economica''.Nel corso delle conclusioni, affidate al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega al Cipe Gianfranco Micciche', verra' dato un importante annuncio relativo alle politiche di sviluppo e coesione che il governo nazionale intraprendera' a favore del Sud.

sabato 21 marzo 2009

Sicilia tra Federalismo e Innovazione Tecnologica

Martedì 31 marzo, alle ore 17.30 presso la Sala Gialla - Palazzo dei Normanni, si terrà l'incontro "Lo sviluppo della Sicilia tra federalismo e innovazione tecnologica", per la presentazione del volume: Sicila 2015. Obiettivo sviluppo: un traguardo possibile. Seguirà un cocktail. A tutti gli intervenuti sarà omaggiato il volume fino ad esaurimento delle scorte.

martedì 17 marzo 2009

Il Ponte Sullo Stretto? Uno Specchietto per le Allodole..

Si parla tanto del Ponte sullo Stretto di Messina come futuro motore dell'economia del Sud. Un'opera faraonica, spese folli, e addirittura un'attrazione turistica. Io di faraonico, sinceramente, vedo solo il mastodontico piano di comunicazione che è stato montato ad arte per rendere l'opera una sorta di chiave risolutoria ai problemi dell'economia siciliana. Il Ponte sullo Stretto è infatti sulla bocca di tutti, quasi ogni giorno. E' visto come una manna dal cielo e un'occasione da non perdere. Un regalo che viene da Roma che a a cuore le sorti dell'economia del meridione. L'opera avrà sicuramente il suo impatto. Io sono contro. Per ragioni romantiche più che altro (siamo un'isola e siamo meglio degli altri. Perchè unirci a loro?). Capisco però che quello che dico lascia il tempo che trova. Ed allora un po' di conti. Il Ponte avrà un costo di 4.732 milioni di Euro di cui 3.410 per il ponte e 1.322 per gli allacci stradali e ferroviari (fonte sito: pontedimessina.it). E questo è quanto. Non credo che basti.. Si parla, infatti, solo del ponte come l'opera essenziale, il futuro dello sviluppo. Eppure basta guardare un po' più su per capire cosa sta succedendo a Nord e per ridimensionare il presente del Governo.
Solo il costo del tunnel interrato della Torino - Lione avrà un costo di più di 7 miliardi di euro (ripeto solo il tunnel.. e non se ne parla poi più tanto).

A Venezia, il Mose, (anche di questo non se ne parla poi più tanto) avrà un costo definitivo di più di 4 miliardi di euro (quindi quanto il ponte). Ma ancora, giusto per citare un po' di numeri. La TAV Roma - Napoli ha avuto un costo di più di 6 miliardi e la TAV Torino-Milano più di 7 miliardi di euro (che sommati permettevano di costruire 3 ponti). Insomma, il Ponte sullo Stretto avrà una sua ricaduta ma non capisco perchè si parli solo di quello e non di altro. Palermo non ha una metropolitana e non credo che l'avrà presto (ricordo che i soldi FAS di ultima distribuzione sono pochi spiccioli per 'il sistema metropolitano') non credo quindi che nemmeno la TAV possa arrivare a breve (forse i nostri bisnipoti) eppure Palermo è il punto d'arrivo del corridoio Berlino-Palermo, strategico e finanziato dall'Unione Europea. Di contro prende già forma in Lombardia la BREBEMI e vengono finanziate la Milano - Verona e la Milano - Genova, la tangenziale est di milano e la pedemontana e qui per andare a Agrigento o Ragusa (bravo Matteoli che è riuscito a farsi finanziare la Cecina - Civitavecchia, nessuna delle due città, o forse paesi, paragonabili alle tante città siciliane che ancora si sognano le strade a doppia corsia) devo ancora impiegare tempi biblici, per non parlare poi se volessi andare oltre la Calabria.. Basta leggere in maniera critica (cioè solo con un po' più della normale attenzione) la ripartizione dei fondi distribuiti dall'ultimo CIPE e la loro destinazione). Insomma, in fin dei conti (e proprio di questo si tratta) il tanto acclamato Ponte sullo Stretto credo che sia la punta di un iceberg destinato a rimanere sommerso ancora a lungo. E' solo parte di un programma elettorale reso molto più grande di quello che sembri, pochi spiccioli però lucidati a dovere agli occhi della gente. La Sicilia meritava sicuramente di più.