Il federalismo fiscale fa paura al sud. Ed infatti l'idea di un prelievo diretto alla sola ed effettiva capacità reddituale dei residenti può soltanto creare allarme. L'imprenditore del nord che guadagna 100 volte di più dell'operaio siciliano potrebbe avere strade più larghe, illuminate ma soprattutto.. strade (e tanto altro, ovviamente).
Uno studio della Corte dei Conti riportato da La Sicilia di oggi riassume le posizioni del federalismo fiscale applicato alla Sicilia qualora venissero applicate tutte le prerogative statutarie. Subito emerge il disavanzo di 5 miliardi qualora la Finanza Locale, l'Istruzione, la Sanità, l'Università e l'Assistenza diventassero dei capitoli di spesa a totale carico della Regione e al contempo la Regione stessa avesse piena titolarità dei prelievi IRPEF dei residenti, dell'IVA dell'IRE e dell'IVA da importazione.
Un meccanismo perequativo sarebbe necessario e costituzionalmente imprescindibile. Tuttavia proprio la applicazione dell'imposizione fiscale a beneficio della sola Regione Siciliana sulla raffinazione del petrolio e affini porterebbe alle casse siciliane ben 8 miliardi che al momento vanno a Roma (da imprese che tra l'altro lasciano in Sicilia al momento solo un inquinamento a dir poco micidiale). Da aggiungere peraltro un altro miliardo proveniente dal prelievo diretto nei confronti dei consumatori.
Così, da un disavanzo di 5 miliardi si passerebbe direttamente ad un avanzo di ben 4 miliardi annuali che tanto per intenderci è la cifra che sarà destinata a Milano per l'Expo e che ha portato tutta la Lombardia a festeggiare su tutte le reti nazionali per il solo di essersela accaparrata una tantum. In questo modo il federalismo fiscale potrebbe essere una vera e propria benedizione..
L'articolo de La Sicilia
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