'(...) 270 mila uomini e donne che ogni anno vanno da Sud a Nord per lavorare o per studiare significa immaginare una città come Caltanissetta che si sposta tutta intera per trovare un futuro (...)'
L'emigrazione verso il Nord è un flusso che non si è mai arrestato. Il Corriere oggi apre una finestra interessante su questo fenomeno sociale che per il Meridione è devastante anche perchè chi va via ha in genere propensioni, cultura ed esperienze un po' sopra la media di chi è invece costretto a restare. Una sorta di dissanguamento continuo. Un delitto sociale di cui sono autori sia la storia sia in parte anche lo Stato di adesso.
Chi va fuori peraltro impara, e condivide novità, idee e contenuti con ambienti sociali diversi da quelli della terra d'origine ma non so fino a che punto chi va via possa trovare la propria completa realizzazione. Sicuramente la sfera professionale è ampiamente soddisfatta ma quella umana, degli affetti e dello stile di vita potrebbe essere parziale. E, lo so per certo, per molti è proprio così.
In più. Fuori del lato personale ed umano, l'emorragia di cervelli è un dato allarmante per la reale emancipazione della Sicilia e del resto del Meridione. La cultura del Sud non aggiornata è in fondo vittima anche di chi va fuori e fuori resta. Uno spirito di coscienza e di piccola sana autoimprenditorialità dovrebbe portare chi è vive oltre lo Stretto a vagliare eventuali opportunità di crescita personale anche a casa propria. Sicuramente l'emigrante non è il solo autore del collasso del Meridione e sicuramente non può essere visto come un reo consapevole della mancata crescita. Ma chi è fuori -ripeto- dovrebbe comunque, in un modo o in un altro, avere un occhio di riguardo per la propria terra. In questo caso la Sicilia si riapproprierebbe di una delle migliori opportunità di crescita. Sicilia che comunque, arrancando, sta raggiungendo interessanti livelli di sviluppo.
Visto che lo Stato fa ben poco e visto che siamo vittime ormai di un circolo vizioso per il quale il Nord tende ad arricchirsi esponenzialmente più del Sud, chi è fuori, e chi è in procinto di andare, dovrebbe, qualora questo non sia impossibile, provare almeno a cercare spazi (ripeto: in un modo o in un altro e sicuramente consapevoli delle difficoltà dell'ambiente dovute a burocrazia, mancanza di credito e imprenditorialità, infrastrutture e ogni tanto anche mentalità) per portare del proprio anche in Sicilia ed invertire questa tendenza. E per molti potrebbe poi non essere così difficile. Anche perchè le cose qui stanno cambiando veramente.
Non si tratterebbe di rispostarsi necessariamente al Sud (per molti sarebbe ormai impossibile) ma quanto meno di valorizzare le proprie origini e lavorare in qualche modo per lo sviluppo della Sicilia.
In fondo per parecchi versi siamo superiori rispetto a chi ci aspetta al Nord, e più o meno ne siamo convinti tutti quanti. Questa è forse una sorta di -troppo spinta- piccola chiamata alle armi. Ma se in fondo non si fa così non potrà mai invertirsi il ciclo a cui siamo destinati. Anche perchè Stato, Governo ed Economia non faranno poi molto per cambiarlo.
E la crescita, sicuramente, dipende anche da questo.
Riporto parte dell'articolo in questione per avere un'altra (l'ennesima) idea dell'entità della migrazione:
Al ministero dello Sviluppo Economico, il viceministro Sergio D’Antoni ha stimato con i suoi tecnici che si arriva a circa 10 miliardi di euro che per tutti questi motivi (compreso il mancato sviluppo nel Sud) «emigrano» ogni anno dal Mezzogiorno al Nord. Il che non è esattamente il massimo per un Paese che dovrebbe ridurre le distanze tra le due Italie.
Spiega Delio Miotti (Svimez) che da tempo studia la nuova migrazione: «Negli ultimi anni si sta consolidando un trend: più di 120 mila persone all’anno si spostano dal Sud nelle regioni del Centro-Nord cambiando residenza. Sono in gran parte giovani, tra i 20 e i 45 anni, diplomati, ma uno su cinque è laureato. A questi bisogna aggiungere altri 150 mila che si trasferiscono al Nord come pendolari di lungo periodo, cioè per almeno un mese. Sono studenti o lavoratori temporanei che non si possono trasferire stabilmente perché non hanno un reddito sufficiente per mantenersi e per portare la loro famiglia nelle regioni settentrionali, dove la vita è più cara ».
Ma se è così, perché questa emigrazione non fa più notizia? «Perché chi emigra —risponde D’Antoni— non ha problemi d’integrazione con la realtà del Nord: spesso è un giovane che usa Internet e parla inglese come i suoi coetanei settentrionali. Non diventa quindi un caso sociale, come negli anni Cinquanta.
L'articolo del Corriere
Io tornerei. Ma la scommessa ha un prezzo troppo alto.. e se poi non dovessi riuscire??
RispondiEliminaPalermo è nel mio cuore sempre. Non l'avrei mai abbandonata. Ma sono stato costretto. Però la cerco sempre. Anche nel suo blog,la parte che preferisco sono le immagini del centro storico in trasformazione.Una città quindi che si 'rinnova' magari un giorno potrà convincermi a tornare con tutta la mia famiglia.