Martedì 29
aprile alle ore 17,30 si terrà il quinto incontro della serie "Aggionamenti archeologici per la
conoscenza della città di Palermo e del territorio", organizzato dalla
Soprintendenza di Palermo, Sezione per i Beni Archeologici, e dalle Edizioni d'arte
Kalós.
Nell'incontro,
che si svolgerà presso la sede di Palazzo Ajutamicristo, e avrà come
titolo "Il progetto Qanat a Palermo" gli archeologi: Giuseppina
Battaglia dell'Unità operativa 5 per i Beni Archeologici della
Soprintendenza e Sebastiano Tusa direttore della Soprintendenza del Mare
illustreranno il sistema di canalizzazione sotterranea, che nella città di
Palermo è stato utilizzato fino alla fine dell'ottocento; e Salvatore
Sammataro del Gruppo Speleologico CAI di Palermo farà il punto sulla sicurezza
dei qanat attraverso la sua esperienza di esplorazione.
Gli abili
ingegneri idraulici achemenidi, all'incirca fra il VII e il VI sec. a.C.,
idearono in Mesopotamia il qanat, canale sotterraneo coperto. Dal Medio
Oriente arriverà in Occidente dopo la caduta dell'Impero Romano e in Sicilia
giungerà sotto la dominazione mussulmana o forse durante il periodo normanno.
Palermo, fino a tempi recenti (fine '800), utilizzava questa canalizzazione
sotterranea per l'approvvigionamento idrico della città e delle campagne
circostanti.
Fino a questo momento, nella Piana di Palermo sono note tre
aree con presenza di qanat: una è localizzata nel settore settentrionale
(Piana dei Colli), una nel settore occidentale (Mezzomonreale) e una nel
settore meridionale (Brancaccio e Ciaculli).
Interessante post. complimenti
RispondiEliminaMaurizio